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STORIA DELLA RUSSIA E DEI ROMANOFF

LA RUSSIA PRIMA DEL 1613

Dedicheremo uno spazio alla Russia, al suo popolo, a chi la governò prima del fatidico 21 febbraio 1613, quando gli emissari dello Zemskj Sobor, l’assemblea più rappresentativa che si fosse riunita in Russia, annunciarono alla folla riunita nella Piazza Rossa, la loro scelta, ma i cittadini già stavano gridando con entusiasmo:” Michele Fedorovich Romanov czar del Regno di Moscovia e di tutta la Russia.” Lo Zemskj Sobor aveva scelto proprio lui, Michele, ponendo fine al Tempo dei Disordini.
Lo spazio che verrà dedicato ai secoli precedenti a questa scelta arricchirà le nostre conoscenze e, forse, ci farà comprendere meglio la storia della Russia dal 1613 al 1917.
Ai tempi in cui l’Impero Romano era un luminoso faro per la sua efficientissima capacità organizzativa, le sue opere architettoniche e ingegneristiche, e la sua brillante cultura, nel Nord della Russia vivevano popoli primitivi, capaci, però, di forgiare l’oro con grande abilità. I gioielli creati da quei popoli, al Museo dell’Hermitage, , rivaleggiano in bellezza con i gioielli dei tempi dell’Imperatrice Caterina.
Il Sud della Russia subì molte invasioni. Erano prevalentemente popolazioni che provenivano dall’Asia Centrale, e che si muovevano verso Occidente alla ricerca di pascoli migliori. Una delle più imponenti invasioni partì dalla zona paludosa del Pripet (attualmente si trova in Polonia) e si diresse in varie zone dell’Est. A quell’epoca gli Slavi si divisero in tre prinicipali gruppi:

  • Slavi occidentali che popolarono la Cecoslovacchia e la Polonia

  • Slavi del Sud, che si estesero nei Balcani, dando origine alle popolazioni Serbe e Bulgare

  • Slavi orientali che occuparono le pianure boscose della Russia.

Con il passare del tempo gli Slavi orientali si suddivisero in:

  • Grandi Russi, molto numerosi,

  • Piccoli Russi o Ucraini

  • Russi Bianchi o Bielorussi

A differenza di altre popolazioni che conquistarono i territori in modo cruento, con saccheggi e quant’altro, gli Slavi hanno quasi sempre avuto le seguenti caratteristiche: mai aggressivi ed imperiosi, non distrussero città, non assalirono la gente, ma inesorabilmente si inserirono e colonizzarono. Un metodo davvero efficace, laddove gli Unni e i Goti fecero disastri, loro presero stabile dimora.

Le cronache riportano l’anno 862 per datare la nascita dello stato russo e della monarchia. In quell’anno alcune popolazioni slave rivoltose si rivolsero a dei principi stranieri per essere governate. L’invito fu accolto da un avventuriero, Rurik, un Varangian. I Varangian erano quei famosi Vichinghi che avevano provocato distruzioni di preziosi monasteri in Irlanda, avevano annullato re Alfredo il Grande d’ Inghilterra, erano riusciti a togliere la Sicilia ai mussulmani, e avevano scoperto, lo sappiamo con certezza, il Nuovo Mondo.

In Russia l’inserimento dei Vichinghi fu duraturo. Alcuni storici mettono in dubbio che Rurik sia veramente esistito, ma ci sono delle fonti abbastanza attendibili che riferiscono di un Principe Varangian, denominato Rurik, il quale governò la Russia dall’862 alll’879.

Il fratello di Rurik, Oleg, governò per trentatre anni, dall’879 al 912. In questo lungo periodo estese il dominio verso Sud: dalla città di Novgorod fino alle città slave del fiume Dnieper, fino a dove inizia la steppa. I trattati del 907 e del 911 attestano che Oleg condusse ben due spedizioni armate contro Costantinopoli. Per altri trentatre anni, dal 912 al 945 governò Igor, detto figlio di Rurik. La città di residenza di Igor fu Kiev e nei suoi rapporti con i Bizantini era denominato Igor il Grande. Lo Stato di Kiev era davvero molto esteso, le vie d’acqua congiungevano il Baltico al Mar Nero, fattore molto importante per i trasporti fluviali, a Est il dominio raggiungeva i Monti Urali e il Mar Caspio.

Sviatoslav (964-972) fu il successore di Igor. Il suo nome, Sviatoslav, è una chiara dimostrazione che i Varangian o Vichinghi si stavano unendo sempre di più alla popolazione slava. Il regno di Sviatoslav fu breve e sfortunato, i suoi tentativi di ampliamento fallirono, fu trucidato ed il suo capo, rivestito d’oro, divenne una tazza d’oro per i suoi barbari nemici. Alla morte di Sviatoslav fu chiamato al Governo Vladimiro, denominato il Santo. Con Vladimiro il popolo russo si convertì al Cristianesimo. Per la conversione viene indicato l’anno 989. Si dice che Vladimiro volle studiare ed analizzare le altre religioni, soprattutto l’ebraica e la mussulmana, prima di scegliere con grande convinzione il Cristianesimo. E’ da notare che la Russia, a quei tempi vastissima e poco organizzata, per quanto riguarda la conversione fu aiutata dagli emissari del Patriarca di Costantinopoli, mentre nel 966, precedentemente quindi, la Polonia era stata coadiuvata, per convertire la popolazione, dal Papa. Nel 1054 avverrà lo scisma tra la Chiesa Cattolica Romana e la Chiesa Ortodossa Orientale, non ci furono, però, infauste conseguenze né per i russi né per i polacchi. Alla morte di Vladimiro il Santo ci fu una guerra civile causata dai suoi figli e dai due imperi: Bizantino e Sacro Romano Impero. Tutte queste rivalità, fortunatamente, ebbero un esito positivo.
 

Nel 1019 iniziò a governare Jaroslav, il suo fu un lungo regno, durò 35 anni. In questo periodo Jaroslav si guadagnò il soprannome di saggio. Kiev fu talmente abbellita durante il regno di Jaroslav da essere addirittura paragonata a Costantinopoli. Inoltre, la Russia, governata da Jaroslav, era considerata per importanza, uno dei primi Stati in Europa. Anche dai matrimoni si può comprendere quanto carisma avesse Jaroslav. La figlia Anna si sposò con il re Enrico I di Francia, fino a Luigi XVI i re di Francia poterono considerarsi discendenti di Rurik. Altre parenti di Jaroslav sposarono principi ed alti funzionari delle corti polacche, ungheresi, norvegesi, tedesche. Nel 1075 il figlio di Jaroslav , Iziaslav, si recò a Magonza, per incontrare l’imperatore Enrico IV, fino al 1698 nessun altro principe russo si recò in Europa Occidentale.
 

Lentamente, ma inesorabilmente la Russia di Kiev decadde a causa di lotte interne e a causa delle pressioni dei popoli barbari, che oramai erano giunti ai limiti della steppa. Un successo venne ottenuto da Vladimiro Monomaco, che regnò dal 1113 al 1125. Sconfisse gli invasori di Polovtsy (Borodin ricordò questa battaglia nella sua opera ‘Il Principe Igor’). Ancora oggi al Cremlino è custodita la sua corona, è uno dei tesori nazionali russi più preziosi. La corona porta il suo nome, è praticamente un cono, adornata con pietre preziose, guarnita con pelliccia e alla sommità c’ è una croce.

Sia la popolazione sa il governo iniziarono a spostarsi verso le zone nordiche. Kiev rimase una città apprezzata, prestigiosa, comunque, fino a quando Andrea Bogoliubskj (1157-1174) la saccheggiò, e con il titolo altisonante di Gran Principe andò nelle sue ricche proprietà nordiche. Andrea Bogoliubskj era nipote di Vladimiro Monomaco.

Il primo stato russo, quello che iniziò con il governo di Rurik nell’862, fu spazzato via dalle invasioni dei Mongoli. Nel 1240 Kiev fu rasa al suolo. Sopravvissero, comunque, la lingua russa, la fede ortodossa, alcuni discendenti di Rurik.

Dopo Kiev, Novgorod fu un punto di riferimento per i russi. Alexander Nevskj, pronipote di Andrea Bogoliubskj, in un periodo così difficile per la Russia, conseguì due importantissime vittorie, una contro gli invasori svedesi e l’altra contro i Cavalieri teutonici nel 1242. Alexander Nevskj fu canonizzato.

 

Daniela Asaro Romanoff

 

 

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