GRAZIE AYRTON
(articolo di Daniela Asaro Romanoff sul sito L'OPINIONISTA)
Una giornata speciale e una
conversazione con Dino Zoff
Mi sono recata all'Autodromo di Imola sabato 3
maggio, invitata dagli organizzatori diFormula 1 Passion. Avevo
ricordato Ayrton Senna nel 2004, donando il mezzobusto da me
eseguito, raffigurante il pilota, all'Autodromo di Monza. Da tanti
anni non andavo più a Imola e per puro caso, avvisata dalle Piccole
Suore di Santa Teresa del Gesù Bambino, presenti a Imola con tante
buone iniziative, da me ricordate nel libro “Piste degli Autodromi,
Piste dell'Anima”, ho saputo che a Imola stavano preparando tanti
eventi per ricordare il pilota.
Mi
sono messa subito in contatto con i bravissimi organizzatori, ho
fatto presente che ho ricordato Ayrton eseguendo il mezzobusto,
scrivendo due libri sulla Formula Uno e tanti articoli
giornalistici. Non attendevo un invito, in questi giorni, tra gli
impegni di lavoro e le grandi ferite che ha il mio cuore, poiché in
Ukraina c'è una guerra fratricida (la Russia è nata a Kiev, con il
Battesimo, nel 988 d.C.), desideravo solo fare i complimenti agli
organizzatori, e invece l'invito è arrivato, è come se Ayrton Senna
avesse voluto che io fossi presente lì. Avevo comunque deciso di
commemorare Ayrton quest'anno con delle cartoline.
Ancora i miei complimenti agli organizzatori, non
deve essere stato facile preparare e coordinare quattro giorni di
eventi straordinari. L'Italia è il Paese che ha commemorato di più,
e con più calore umano Ayrton Senna. Molto interessanti i box con i
libri dedicati ad Ayrton e con le vetture esposte, anche le
monoposto guidate da lui. Dopo aver visitato i vari box e aver
guardato con una certa emozione le foto inerenti la carriera di
Ayron Senna in F.1, disposte in una mostra multimediale, ho
ascoltato con grande attenzione i giornalisti che hanno parlato di
Ayrton: Guido Schittone, Ezio Zermiani, Leo Turrini, Leo ha
presentato un libro su Ayrton, scritto da lui con contenuti che
fanno riflettere molto.
Anche
Dino Zoff, che non ha di certo bisogno di presentazioni, da sempre
appassionato di Formula Uno, ha contribuito a ricordare Ayrton. Sono
rimasta molto colpita dalle parole di Schittone, Zermiani, Turrini e
Zoff. Tutti hanno parlato con la sapienza del cuore, non una frase
di troppo oppure banale. Dall'inizio alla fine, i loro interventi
sono stati ispirati da una grande sensibilità e ci hanno resi
partecipi di tante situazioni, in cui, come giornalisti, furono
vicini al pilota e soprattutto all'uomo Ayrton.
Schittone ha evidenziato come Ayrton Senna fosse
spesso istintivo nelle sue azioni e reazioni, si arrabbiava di
sovente, ma sapeva poi sempre chiedere scusa. Prost era più
razionale, appariva caratterialmente quasi perfetto, ma giustamente
Schittone ha affermato che sono proprio i difetti di Ayrton, che lo
rendono più vicino a tutti noi. Concordo perfettamente con Schittone.
Turrini,
Zermiani, Zoff e anche alcuni interventi del pubblico ci hanno fatto
conoscere in modo ancora più approfondito la religiosità, il
misticismo di Ayrton, il suo prodigarsi per le persone meno
fortunate del suo Paese, soprattutto i bambini. Zermiani ha detto
che Ayrton con la sua presenza e la sua voce è stato determinante
per il risveglio dal coma profondo di un ragazzo: Massimo. Presenti
in sala c'erano i genitori di Roland Ratzenberger. Il papà di
Ratzenberger ha detto che molto accomunava suo figlio ad Ayrton.
Ezio Zermiani ha affermato che nella monoposto di Ayrton è stata
trovata una bandiera austriaca, in quell'ultima corsa se l'era
portata con sé, per ricordare l'amico scomparso il giorno prima.
In questa giornata davvero speciale si inserisce
un'intervista-conversazione con Dino Zoff, che all'Autodromo di
Imola è stato accolto con tanto affetto dalla gente. Zoff è un po'
l'ultimo dei Mohicani. E' uno dei pochi che rappresentano ancora i
valori sportivi del calcio. É una persona vera, è sobrio, riservato,
ma anche molto cordiale.
Per
40 minuti, ininterrottamente, ha firmato autografi, si è fatto
fotografare con chiunque glielo chiedesse, aveva un sorriso e una
parola gentile per ognuno. Posso davvero testimoniare tutto ciò,
perché aspettavo lì vicino, per poterlo intervistare. Posso anche
affermare che Zoff, spesso considerato troppo taciturno, ha uno
spiccato senso dell'umorismo.
Quando il ricordo di Ayrton e di Ratzenberger,
mai dimenticato nella mostra e negli eventi organizzati, si faceva
troppo triste, per risollevare il morale del pubblico presente,
Zermiani, Turrini e Zoff si scambiavano delle battute divertenti,
riguardanti anche il superlativo trascorso calcistico di Dino Zoff.
Dopo una foto selfie, scattata anche per fare effetto sul
fratello e i cugini, tutti rigorosamente più grandi di me … (ho
chiesto invano per anni ai miei genitori il fratellino più piccolo
…), inizia l'intervista - conversazione.
Le donne notoriamente parlano (e scrivono) più
degli uomini, pertanto confido nella pazienza dei lettori. Le mie
domande e considerazioni sono talvolta più lunghe delle risposte di
Dino Zoff.
Lei
è un grande esempio per i giovani d'oggi, che rovinati da un
materialismo opprimente, proposto dai media, vedono nel successo
subito, ad ogni costo, l'unico scopo della loro vita. Quale
messaggio Lei sente di poter dare a questi giovani?
Io ho cercato di dare un messaggio positivo.
Si deve saper vivere una vita da atleti, questo comporta sudore e
sacrifici. Tutto ciò deve preparare alla vita che si condurrà,
quando termina il percorso sportivo. Anche nella vita non calcistica
si dovranno sempre affrontare delle difficoltà con spirito di
abnegazione. Sarà meglio se lo sportivo giungerà al suo percorso non
calcistico già allenato, già preparato.
Secondo Lei la troppa visibilità
televisiva, molto spregiudicata, ha contribuito a far perdere i
valori allo Sport e non solo allo Sport?
I valori dello Sport devono essere sempre
presenti. La visibilità ha portato al calcio-spettacolo, ma non per
questo motivo il legame tra il calcio e le regole sportive deve
venir calpestato.
Questo calcio italiano stile Hollywood,
che si mantiene a debita distanza dalla gente, mentre i calciatori
un tempo vivevano nella quotidianità della loro città, non è un
controsenso? Non Le manca un calcio più sportivo?
In una società priva di valori, i calciatori
fanno i personaggi anche fuori dal campo di calcio, esagerano. La
scuola, la famiglia, tutti noi dobbiamo trasmettere ai giovani
principi e valori.
Alcuni
miei amici ed io siamo rimasti molto colpiti e rattristati nel 2000,
quando, dopo aver dimostrato di essere uno dei migliori commissari
tecnici che l'Italia calcistica abbia mai avuto, fu “forse
costretto” a dare le dimissioni. Io sono stata anche allenatrice di
calcio, ma, senza voler offendere nessuno, chi la criticava
aspramente non mi sembrava molto preparato per darLe dei
suggerimenti tecnici. Mi può dire qualcosa in merito a quel brutto
episodio?
Le dimissioni del 2000 furono dovute a degli
“apprezzamenti” fatti sull'uomo e non sull'allenatore … . Ma decisi
di chiudere perché non ero molto supportato. Avrei potuto andare
avanti ancora per un po', ma poi sarei stato costretto a lasciare …
.
La gestione del Barcellona FC attraverso
un azionariato popolare rende il calcio più vicino alla gente.
Secondo Lei questa formula potrebbe giovare al calcio italiano?
Sicuramente sì, potrebbe essere una buona
soluzione. La formula associativa è presente anche in altri Paesi.
In Germania nessun club della Bundesliga può essere proprietà di un
singolo azionista per più del 50%, fa eccezione il Bayer Leverkusen.
Speriamo che si possa realizzarla anche in Italia in un prossimo
futuro.
Io
ho quasi costretto l'allenatore a mettermi in porta, mi faceva
sentire più utile alla squadra. Sono stata molto contenta quando le
compagne hanno chiesto all'allenatore di confermarmi in tale ruolo.
Ero l'ultimo baluardo, una grande speranza per tutti. Anche per Lei
fu così?
Sin da bambino io sono stato un portiere, mi
sono sempre sentito a mio agio in tale ruolo e ho continuato ad
essere un portiere.
Che ricordo ha di Luigi Bonizzoni. Io
ho avuto la fortuna di conoscerlo. Pensi che Bonizzoni telefonò a
mia mamma per dirle che ha una brava figlia, io … , che in questa
società arida e superficiale, spesso vengo diffamata a causa della
mia onestà di pensiero e di azione. Ora che lui non c'è più, io mi
sento in un certo senso orfana, se ne stanno andando tutti coloro
che hanno rappresentato con dignità lo Sport. É stato Bonizzoni a
lanciarLa in Serie A. Fu lui a parlarmi della sua passione per le
corse. Mi disse che trasformò una 500 in una macchina da corsa, è
vero?
Logicamente ho un bellissimo ricordo di
Bonizzoni. Comunque non era una 500, si trattava di una 600 Abarth
trasformata in un'auto da corsa, da ragazzo io ho lavorato come
motorista.
Lei ha anche ricoperto l'incarico di
Presidente della Lazio, l'allenatore era Zdenek Zeman. Cosa mi può
dire di questa persona così enigmatica? Le piacevano i suoi schemi
di gioco?
Ogni allenatore ha i suoi schemi … . Era un
po' vanitoso.
Che
rapporti ha avuto con lui?
Discreti.
Che ricordo ha dello zio di Zeman,
Cestmir Vycpalek? Io gli ho dedicato una breve biografia e sono
andata a Praga ad intervistare un suo amico e compagno di squadra.
Sono arrivato alla Juventus proprio quando
Vycpalek allenava la squadra. Era una persona colta, intelligente,
cordiale, molto aperta.
Il suo compagno di squadra mi disse che
fu internato in un campo di concentramento.
Sì, lo so, ce ne parlava, e per miracolo ne
uscì vivo, era nella fila giusta … .
Ci siamo incontrati ad Imola, stiamo
ricordando Ayrton, che è sempre nei nostri cuori. Che ricordo ha di
Ayrton? Lo ha conosciuto personalmente?
Non l'ho conosciuto personalmente, seguivo
con grande interesse le sue corse, guardano la televisione. Ho
sempre avuto questa sensazione: trasmetteva fiducia alla gente con
la sua umiltà e la sua profondità di pensiero. Sono andato in
Brasile a fare una visita alla sua tomba. E' sepolto sotto un
albero, in una posizione tranquilla.
Foto delle monoposto, autovettura e autodromo
di Daniela Asaro Romanoff.
(di Daniela Asaro Romanoff - del 2014-05-09) -